Vivo
C’era un uomo insoddisfatto, lento e distratto che camminava per le strade della città con la sua armatura e con la sua spada. Chiuso nel suo mondo voleva sconfiggere il male che lo soffocava, era depresso.
Il coraggio non gli mancava e alcune battaglie con se stesso le aveva vinte. Ma questa era la più dura perché l’affetto che trasmette una carezza va oltre mille parole. L’ombra che l’oscurava era pura indifferenza che lentamente lo uccideva. Non ci sono surrogati al piacere del tatto. La masturbazione non viene praticata nel paradiso degli Orchi. Se mangi una mela non togli il medico di torno, soprattutto se sei allergico alle mele.
La musica che ascoltava riempiva le giornate di miele e oblio. Nel suo quartiere non c’erano fiori ma solo cannoni. All’improvviso potevi sentire un suono assordante come il frastuono di un tuono. Una persona era a terra, morta. Fine della storia.
La spada non era più ben affilata come una volta e con il tempo si era arrugginita. Le macchie di sangue rappreso su di essa, indicavano la violenza della ferite inferte ad avversari distratti.
Ogni distrazione ha le sue conseguenze.
Una volta si vince, una volta si perde.
Oggi si vince, ma l’avversario resta sempre l’immagine che abbiamo di noi stessi.
Che cerchi nel grano? 
Leggo e rileggo. Resto colpita dal modo con cui lasci fluire i pensieri, le sensazioni. Crei immagini. Mi aveva colpito anche la prima volta che ti ho parlato. Eri un fiume in piena, di alcool e di parole, di libri, suoni e punti di vista. Ti lasciai alle 2 di notte. Ti rividi dopo anni. Ora ti vedo tutti i giorni, o quasi! Vorrei che il tempo scorresse fluido come le tue parole, che non inciampasse nelle lancette dell’orologio. Vorrei che quell’avversario deponesse le armi. Ti voglio bene.